Remembering Renato Vacca

BY ANTONIO GALLONI | MARCH 20, 2020 

Segue Versione Italiana 

I was deeply saddened to learn of the recent passing of Renato Vacca at just 51. Painfully shy and introverted, Vacca crafted gorgeous wines that capture all the pedigree nestled within the striking hillside vineyards of Barbaresco. He will be sorely missed by everyone who knew him and all those who his wines touched.

The Vacca family goes back four generations in Barbaresco, long before Barbaresco was the highly coveted wine it is today. Renato Vacca’s great grandfather purchased his vineyards from Domizio Cavazza, one of the most seminal figures in the history of the Langhe. Cavazza ran the Royal Enological School of Alba and founded the local Cantina Sociale, the pre-cursor to the Produttori del Barbaresco cooperative. The Vaccas were members of the Produttori until 1997, when Renato Vacca and his father, Adriano, decided to make wines for themselves at their Cantina del Pino estate, named after the pine tree Cavazza planted to celebrate the birth of his first son. Renato’s cousin, Aldo, is the Managing Director of the Produttori as well as one of Piedmont’s greatest ambassadors.

Piedmont is a special place for so many reasons, but mostly it comes down the soul of the wines and the people who make them. There is something very personal about Piedmont. Virtually all of the quality producers are quite small in scale. These aren’t wines made in fancy, gleaming new facilities, but more often than not crafted at small estates, where the wineries are part of the homes. Wine and life….they are one and the same here. Inseparable. That intimate quality is what so many consumers prize more than anything else; it’s what makes the wines so singular and it is certainly what first drew me to Barbaresco and Barolo. At the same time, there is a vulnerability that is impossible to miss, especially in moments like this, when someone passes away at a young age. Perhaps because the balance of daily life feels so fragile right now as the world combats COVID-19, this loss feels especially heavy.

I visited Cantina del Pino every year in late August, always a great time to see the state of the vineyards as harvest approaches. Over the years, I spent quite a bit of time with Renato Vacca in the vineyards, especially in Ovello, where the winery is located. Renato knew every nuance like the back of his hand. Today, Ovello groups together several different areas, similar to what Burgundians call ‘climats,’ but Renato was always incredibly precise with his descriptions. “That section was always traditionally Loreto” he would say, or “See where the road turns? That is not really true Ovello anymore.”

Somewhat of a contrarian, Renato liked to release his Barbarescos later than most of his colleagues, so he was one or two years behind most other estates. He wanted his wines to be ready upon release. Maybe that helped in some markets. But I often thought the wines were in an awkward stage when I tasted them, as most other Barbarescos had been in bottle for less time. (It is widely accepted that wines shut down post bottling, but they remain relatively open for a few months before that starts to happen). I would often find the Cantina del Pino Barbarescos only really blossomed 4-5 years after their release.

Renato looked quite ill the last time I saw him in August 2019. “I have to get the estate ready for the future,” he told me in a somber tone before quickly moving to the wines. Renato Vacca is survived by his wife Franca and daughter Anna. All of us at Vinous extend our deepest condolences to the family.

Ricordando Renato Vacca

DI ANTONIO GALLONI | 20 MARZO 2020

Sono stato profondamente rattristato dalla notizia della recente scomparsa di Renato Vacca a soli 51 anni. Molto timido e introverso, Vacca ha prodotto vini splendidi che catturano tutto l' immenso potenziale nei suggestivi vigneti di Barbaresco. Mancherà moltissimo a chiunque lo ha conosciuto e a tutti coloro che i suoi vini hanno toccato.

La famiglia Vacca risale a quattro generazioni a Barbaresco, molto prima che Barbaresco fosse il vino tanto ambito che è oggi. Il bisnonno di Renato Vacca acquistò i suoi vigneti da Domizio Cavazza, una delle figure più importanti nella storia delle Langhe. Cavazza gesti' la Scuola Enologica Reale di Alba e fondò la Cantina Sociale a Barbaresco, che è poi diventata Produttori del Barbaresco. I Vacca furono membri dei Produttori fino al 1997, quando Renato Vacca e suo padre, Adriano, decisero di produrre vini per se stessi nella loro cantina Cantina del Pino, che prende nome del pino piantato da Cavazza per celebrare la nascita del suo primo figlio. Il cugino di Renato, Aldo, è Amministratore Delegato dei Produttori nonché uno dei più grandi ambasciatori del Piemonte.

Il Piemonte è un posto speciale per tanti motivi, ma soprattutto per l’anima dei vini e delle persone che li producono. C'è qualcosa di molto personale in Piemonte. Praticamente tutti i produttori di qualità hanno dimensioni piuttosto ridotte. Questi non sono vini prodotti in cantine nuove, fantasiose, ma il più delle volte prodotte in piccole aziende, dove la cantina fa parte della casa. Vino e vita ... qui sono la stessa cosa, indivisibili. Quella qualità intima è ciò che molti consumatori apprezzano più di ogni altra cosa, è ciò che rende quei vini così unici ed è sicuramente ciò che mi ha attratto per la prima volta a Barbaresco e Barolo. Allo stesso tempo, c'è una vulnerabilità molto evidente, soprattutto in momenti come questo, quando una persona muore in giovane età. Forse perché l'equilibrio della vita quotidiana sembra così fragile in questi giorni, mentre il mondo combatte COVID-19, questa perdita sembra particolarmente pesante.

Avevo l’abitudine di visitare la Cantina del Pino ogni anno a fine agosto, sempre un ottimo momento per vedere lo stato dei vigneti all'avvicinarsi della vendemmia. Nel corso degli anni ho trascorso un bel po’ di tempo con Renato Vacca nei vigneti, in particolare a Ovello, dove si trova l’azienda. Renato conosceva ogni sfumatura delle colline come il palmo della sua mano. Oggi Ovello raggruppa diverse aree, simili a quelli che i borgognoni chiamano "climats", ma Renato è sempre stato incredibilmente preciso con le sue descrizioni. "Quella zone storicamente era Loreto" diceva, o "Vedi dove gira la strada? Li non è più il vero Ovello.”

A Renato piaceva rilasciare i suoi Barbaresco più tardi della maggior parte dei suoi colleghi, quindi era uno o due anni indietro rispetto alla maggior parte delle altre aziende. Voleva che i suoi vini fossero pronti al momento del rilascio. Forse questo ha aiutato in alcuni mercati. Ma spesso pensavo che i vini fossero in una fase difficile quando assaggiavo, poiché la maggior parte degli altri Barbaresco erano stati in bottiglia per meno tempo. (È ampiamente riconosciuto che i vini chiudono dopo l'imbottigliamento, ma rimangono relativamente aperti per alcuni mesi prima che ciò accada). Spesso trovavo che i Barbareschi di Cantina del Pino Barbaresco si esprimevano al meglio solo 4-5 anni dopo la loro uscita.

Renato sembrava piuttosto malato l'ultima volta che l'ho visto nell'agosto 2019. "Devo preparare l’azienda per il futuro", mi disse in tono cupo prima di passare rapidamente ai vini. Renato Vacca è sopravvissuto dalla moglie Franca e dalla figlia Anna. Tutti noi di Vinous porgiamo le nostre più sentite condoglianze alla famiglia.